Un’esperienza biodinamica
Matteo (per tutti Berteo) scrive
Volevo rendervi partecipi di una cosa particolare capitata recentemente.
Tempo fa, circa un anno e mezzo, forse due, ho trattato un signore 85enne per una brutta caduta dalle scale.
Questo paziente (G) da circa qualche anno era diventato cieco per una patologia degenerativa e nello spostarsi tra un ambiente e l’altro, era ruzzolato per le scale ed aveva iniziato a soffrire di mal di schiena. Il figlio, parlando con una sua amica (figlia di una mia paziente), era venuto a conoscenza del sottoscritto e mi aveva chiesto se potevo fare qualcosa per questo fastidio lombare, anche perché aveva rifiutato di essere portato al pronto soccorso e neppure voleva medici. Naturalmente, appena saputo che non si sapeva se c’erano fratture o commozioni cerebrali o qualsiasi altra cosa, avevo espresso il mio disappunto ed avevo chiesto di fare qualche controllo, ma su insistenza del figlio, ho iniziato la terapia. E così con qualche seduta di connettivale, la situazione si era normalizzata, o almeno il male era passato.
Il tempo passa e circa un mesetto fa, chiedo informazioni sulla salute di Galla figlia della mia paziente, la quale riferisce che da cinque o sei mesi a questa parte, è peggiorato in maniera vertiginosa. Problematiche cardiache, problematiche respiratorie, allettato 23 ore al giorno, incontinenza, tutti problemi legati ad una sorta di demenza senile, oltre ad un fattore psicologico che lo ha abbattuto definitivamente: da persona iperdinamica e sempre in movimento, a persona che aveva bisogno di qualcuno anche solo per mangiare.
Allora mi permetto di consigliare qualche terapia diversa, nuova, non invasiva, del tutto naturale, indicando la biodinamica (già conosciuta dalla mia paziente, in quanto sto la sto utilizzando proprio con lei).
Tre settimane fa, sempre il figlio che mi aveva contattato tempo fa, mi chiede di poter andare dal padre per vedere se si possa fare qualcosa.
Effettivamente appena arrivato, la condizione non era delle migliori, anzi: una persona alletta, sponde al letto, materasso antidecubito, ridotta ormai pelle ed ossa, molto agitata, che non faceva che lamentarsi ed urlare per tutto il tempo; capacità cognitive quasi azzerate e questa smania ed agitazione continua in tutto il corpo. Sinceramente non sapevo neppure come avvicinarmi, in quanto non c’era un momento di tregua in tutti questi movimenti.
Ma mi sono avvicinato e mi sono accovacciato di fianco al letto, in appoggio al muro (non c’erano sedie…) ed ho fatto i fulcri, per quanto fossi anche in posizione non propriamente accademica; ho poi posato le mani sulle ginocchia di G, in maniera leggerissima, ma i suoi movimenti erano eccessivi. Per qualche minuto posavo le mani e le toglievo appena i movimenti diventavano bruschi, poi dopo qualche minuto, seguivo tutti i suoi movimenti.
Naturalmente non riuscivo a percepire alcun che, anche perché il materasso antidecubito era sempre attivato (mica che se fosse stato spento avrei sentito qualcosa…), ma durante i 30-40 minuti di trattamento “molto dinamico” (sempre in movimento), avevo notato che G tendeva a rallentare un attimino, quasi a tranquillizzarsi.
Torno a fare un secondo trattamento mercoledi scorso, prima del seminario Cygnus-P e lo trovo seduto sulla sedia a rotelle in quanto gli avevano appena finito di dare la colazione. Bene, messo a letto, era molto tranquillo e si era anche addormentato (prima del trattamento) in quanto stanco dalla notte. Il trattamento si è svolto in maniera quasi naturale, qualche movimento e qualche lamentela, ma diversissimo dalla volta precedente.
Chiedo come fosse andata la settimana e sembra si fosse un pochino rilassato. Finita la seduta, G stava ancora dormendo.
Rimango d’accordo per vederci per la terza volta mercoledi. Lunedi, mi telefona il figlio: G ci aveva lasciato domenica. Una ricaduta venerdi sera, il ricovero e poi il saluto.
Chiedo allora al figlio quali fossero state le condizioni di G dopo i trattamenti e se il “passaggio” fosse stato travagliato. Mi viene risposto che G si era effettivamente tranquillizzato e che aveva ripreso a dormire, e che il “passaggio” era stato sereno, un addormentarsi.
E mi ha ringraziato per aver dato un momento di tranquillità al padre e che se ci avesse pensato prima, mi avrebbe chiamato prima.
Io ho ringraziato lui; ero commosso.
Finita la telefonata ho pregato per G, affinchè la sua luce fosse finalmente ricongiunta con quelle dei suoi cari e di Dio. Ed ho pensato ad un discorso fatto ad Assisi con Omar, su quanto a volte possiamo essere d’aiuto in questi casi.
La domanda è semplicissima: posso aver aiutato G a ricongiungersi a Dio in maniera più serena? Posso averlo aiutato a trovare quel minimo di forza che gli ha permesso di fare il passo?
Io non lo so, ma la sensazione è stata quella.
Io penso proprio di si…
Il nostro lavoro è con la Salute delle persone. La Salute, la Vita, o come preferite chiamarla, si esprime nel migliore dei modi per tutti noi. Questa espressione non significa quello che nel modo comune di vedere intendiamo con salute, ma con un modo molto più ampio e comprendente aspetti più profondi. Per questo a volte capitano delle “malattie” che hanno una valenza molto “salutare”. Il discorso è molto delicato per cui non vado avanti. Aggiungo solo che molte problematiche vengono “aggiunte” da noi stessi nel momento in cui rifiutiamo quello che sta accadendo, in cui neghiamo l’evidenza, in cui non ci allineiamo al naturale scorrere degli eventi. Questa forma conflittuale con il manifestarsi della Vita, o della Salute se volete, spesso ci crea probelmi aggiuntivi, molti dei quali diventano motivo di sofferenza maggiore, rallentando e deviando a volte il naturale decorso della Salute dentro (e anche fuori) di noi.